Il 19 aprile scorso l’amministrazione comunale ha presentato il progetto della nuova rotonda che verrà costruita all’intersezione tra via Flavia, via Caboto e strada della Rosandra. Il cantiere, finanziato con soldi pubblici, è già partito e andrà a gestire la viabilità di un incrocio da sempre piuttosto caotico e pericoloso, e che lo diventerà ancora di più se si pensa che tra qualche mese lì aprirà una nuova attività commerciale di grandi dimensioni, gestita da una grossa catena del bricolage.

A seguire il progetto sono stati, ovviamente, gli uffici dell’Assessore ai lavori pubblici Dapretto e quelli del traffico e la mobilità, a capo dei quali c’è l’Assessore Marchigiani, da sempre grande sostenitrice della ciclabilità e dei percorsi per le bici in città. In questo caso, però, la Marchigiani, come rileva oggi l’associazione dei ciclisti urbani Ulisse-Fiab, ha dimenticato chi vive la strada sui pedali. Infatti “la realizzazione della rotonda – fanno notare dalla Fiab – ha come obiettivo la sicurezza stradale ma purtroppo nel progettarla la Giunta Cosolini non ha inserito un anello ciclabile per mettere in sicurezza anche i triestini che stanno scegliendo la bici come mezzo di mobilità quotidiana”.

Questa dimenticanza è ancora più grave se si pensa che il Sindaco Roberto Cosolini ha sottoscritto nel 2012 la Campagna #salvaiciclisti, impegnandosi a “dotare ogni strada di nuova costruzione o sottoposta ad interventi straordinari di manutenzione con un percorso ciclabile che garantisca il pieno comfort del ciclista”.

“Il MoVimento 5 Stelle – afferma il candidato sindaco Paolo Menis – si augura che la richiesta di Ulisse Fiab, che chiede una variante al progetto con l’inserimento di un anello ciclabile (come nella foto), sia accolta da questa amministrazione comunale, che ha dimostrato davvero poca attenzione alle esigenze e per migliorare la mobilità di chi ha deciso di muoversi in bicicletta. Nel proprio programma il MoVimento ha inserito l’attuazione del piano del traffico con la creazione delle zone 30 e delle aree pedonali, con la realizzazione di piste e corsie ciclabili urbane ed extraurbane”. “Serve – conclude Menis – una nuova politica e una nuova cultura degli spostamenti che contempli una molteplicità di interventi volti alla diminuzione degli impatti ambientali, sociali ed economici generati dai veicoli privati”.