A seguito del titolo e dell’articolo odierno contenuto nel quotidiano Il Piccolo sul tema del Porto Vecchio (“M5S dice sì a Porto Vecchio alla città”) siamo costretti a precisare quando riportato dal giornalista.

Capiamo la necessità di ricercare la notizia ma non c’è nessun cambio di posizione del M5S sul tema.

Continuiamo a sostenere che bisogna creare le condizioni affinché anche nelle aree di Porto Vecchio si sviluppino attività economiche.

In questo senso l’interesse di Fincantieri per il bacino del Molo 0 dimostra che le nostre idee non sono fantasie. Sul piano urbanistico la situazione è chiara, ed è definita dalla “variante Barduzzi”. Che non parla di porto, ma di portualità allargata. Allora: bene la crocieristica, bene la nautica da diporto con tutti i servizi connessi, bene la cantieristica di alto livello, luoghi di cultura e di ricerca legati al mare, senza però demonizzare, laddove serve, uno strumento straordinario come il punto franco internazionale (che potrebbe laddove serva essere riattivato), così come più volte ha sottolineato il commissario straordinario Zeno D’Agostino.

È dal 2011 che il M5S di Trieste parla di punto franco non come una scusa per non fare nulla ma come potenzialità per il rilancio economico della città tutta, a cominciare proprio dall’area di Porto Vecchio. Fino alla sentenza 400 del 2013 del Tar regionale venivamo derisi non appena citavamo la validità dell’allegato VIII: per fortuna è intervenuto un atto di un tribunale ad avvalorare la nostra tesi, nonché successivi atti del commissario di governo. A parlare per l’attenzione del M5S Trieste per il punto franco sono poi gli atti depositati in Consiglio comunale negli ultimi 5 anni, a partire dalla richiesta fatta più volte in aula affinché il sindaco chiedesse con forza l’adozione del regolamento attuativo della legge 84/94, un passaggio dimenticato dai partiti da più di 20 anni. Per far funzionare davvero il porto franco di Trieste sarebbe poi necessario un regolamento ad hoc dell’Agenzia delle dogane.

Sulla discussa questione della destinazione d’uso residenziale il nostro giudizio rimane assolutamente negativo. Rispetto ad altre città in cui sono stati eseguiti recuperi di zone dismesse, Trieste ha un rapporto incredibilmente sbilanciato rispetto a Porto Vecchio. La decrescita della popolazione residente è evidente nei dati e parlare di una città a misura di 300.000 abitanti quando ad oggi ne totalizza 205.000 è non solo una follia ma anche una previsione che non ha gambe: ci sono già 10.000 appartamenti sfitti e l’area del Porto Vecchio destinata ad uso residenziale ingrandirebbe la città di un settimo dell’esistente. Si rischierebbe quindi di modificare totalmente i pesi urbanistici della città, creando di fatto un nuovo centro urbano e nuove periferie e ingigantendo le problematiche di edifici abbandonati, sfitti, degradati, di cui Trieste non ha certo ulteriore bisogno.

Paolo Menis, candidato sindaco M5S

Stefano Patuanelli, consigliere comunale M5S