“I primi provvedimenti per la limitazione della produzione dell’altoforno e della cokeria della Ferriera di Servola potranno essere presi già dalla fine di luglio, poco dopo l’insediamento del nuovo consiglio comunale”. Non si nasconde il candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle, Paolo Menis, davanti alla platea del Comitato 5 Dicembre, nel corso dell’incontro pubblico avuto con loro. “Da consiglieri comunali siamo stati con il fiato sul collo all’amministrazione sul tema Ferriera e quindi non possiamo non impegnarci anche per il futuro, una volta che governeremo la città”.

Menis ha esposto una relazione tecnica dettagliata con una serie di provvedimenti e un crono programma che si è impegnato a sottoscrivere con i cittadini: a partire dalla revisione dell’Aia anche per la parte che riguarda il rumore, oltre che per le emissioni nell’atmosfera, procedura che può mettere in atto anche il sindaco, così come previsto dall’Aia stessa. “Oltre alla revisione dell’Aia – ha affermato Menis – il sindaco in qualità di tutore della salute pubblica deve emettere delle ordinanze per ridurre l’attività della cockeria e dell’altoforno. È necessario dare una limitazione reale parametrata sul tonnellaggio di ghisa prodotta dall’altoforno e non come ha fatto Cosolini, che nelle sue ordinanze ha avuto poco coraggio”. Anche in questo caso la data fissata da Menis è quella della fine di luglio.

Necessario poi, secondo il candidato sindaco del M5S, anche un continuo monitoraggio delle emissioni di PM 10 nell’aria, delle emissioni acustiche e la pianificazione delle analisi sui terreni. “Tutto questo servirà sia per monitorare continuamente la situazione, sia per essere pronti per eventuali ricorsi al Tar da parte dell’imprenditore, qualora si vedesse danneggiato dalle ordinanze”. “La chiusura progressiva e programmata dell’area a caldo è quello che auspichiamo. L’obiettivo finale è quello di non avere inquinamento dalla Ferriera, se domani dovesse venire da noi Arvedi a dirci che chiude l’area a caldo, tanto meglio. Diversamente, ed è la soluzione più probabile, è la politica che deve intervenire, anche assumendosi qualche rischio e rispondendo ai propri cittadini, senza essere schiavi degli imprenditori”. “È fondamentale però che l’impresa non faccia passi in avanti nell’assunzione di nuovi operai prima della pianificazione della chiusura dell’area a caldo: in questo modo nessuno perderà il proprio posto di lavoro, ma tutti potranno essere ricollocati, dopo adeguata formazione, nel laminatoio a freddo”.

Paolo Menis risponde anche alla domanda su quello che sarà il destino di quell’area una volta chiusa l’area a caldo: “Ci sarà la necessità di trovare risorse pubbliche per le bonifiche e capire eventualmente se l’inquinamento non potrà essere imputato ai privati. Ma è necessario evitare che si arrivi ad un altro deserto simile a quello del sito inquinato. In questo modo anche Servola potrà tornare ad essere un rione alla pari degli altri, e non un rione di serie B come è stato negli ultimi anni”.